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martedì 10 febbraio 2015

Recensione libro: Kilian Jornet: la frontiera invisibile.

Kilian Jornet: la frontiera invisibile.

Un libro che mi lascia soddisfatto a metà.
Un pò come la pubblicità dei Fonzies, quella dove godi solo a metà.
Si perchè potenzialmente è un libro molto bello, un libro che ti può lasciare qualcosa.

E’ scritto bene, scorrevole, pieno di particolari.

E in realtà ti lascia solo metà di quello che potrebbe, come iniziare un bel discorso a fine serata, poi si fa tardi e bisogna andarsene a casa lasciando tutto in sospeso.
Come a scuola, dove ci si limita al 6 quando si potrebbe fare molto di più.

La lettura, come dicevo è molto scorrevole e ricca di particolari.

Alla sera, andando a letto, dopo aver letto un capitolo, puoi quasi sentire il freddo della neve, ti copri e ti rannicchi sotto le coperte, pensando di essere sotto una tenda a 5.000 metri di altezza. (forse perchè siamo in pieno inverno adesso?).
Ma, c’è qualcosa che non riesco a catturare e che mi lasia un pò insoddisfatto.

Ma facciamo qualche passo (sulla neve) indietro.

Il riassunto del libro che si trova per lo più in rete, parla del progetto di Kilian di conquistare le cime più alte del pianeta con una attrezzatura ridotta al limite.
Parla poi del record di scalata al Cervino, e descrive l’uomo Kilian come uno dei personaggi più forti e resilienti attualmente presenti sulla terra.

Quindi mi aspetto che in questo libro si parli di questo racconto.


Invece le pagine descrivono Kilian in compagnia di un amico (e un secondo personaggio che si unirà alla "missione") che parte alla ricerca di se stesso, confuso tra sogni e realtà.

Insoddisfatto e incapace di amare, il personaggio si convince che forse alla fine di questo viaggio, quello raccontato nel libro, ovvero scalare una delle vette più alte dell'Himalaya, il Gosainthan, al confine tra Cina e Nepal, avrà ritrovato la strada giusta per affrontare la vita, piena di analogie con le persone come lui, gli scalatori.

Insomma nulla a che fare con il suo nuovo progetto o con la scalata al Cervino.

A dir la verità c’è un capitolo a fine libro, isolato, che parla della salita al Cervino. Buttato li, senza capo ne coda, quasi come se fosse uno spot pubblicitario della sua impresa.

Su un’impresa del genere, 2 ore e 52 minuti per salire e scendere dal Cervino, ci si potrebbe scrivere un libro intero.
Invece a fine racconto ti ritrovi un capitolo dove si parla neanche dell’impresa Cervino ma delle sensazioni provate in una ipotetica scalata (solo dopo dirà che fa riferimento al Cervino).

La parte principale, è inoltre evasa in un paio di capitoli, senza dare veramente l’idea di quello che stanno facendo.

Trovarsi a 7.000 metri solo con uno zaino con qualche barretta energetica e un fornellino per scaldare la neve per recuperare dell’acqua andrebbe descritto e raccontato in modo più incisivo, intenso.
Cazzo la gente comune non sopravvive neanche in un bosco in collina con questa attrezzatura e tu te ne vai a spasso a 7.000 metri come se nulla fosse.

Se ne parla come se stessero andando a fare la spesa al supermercato.

“Proviamo a risalire da qui, no quà c’è del ghiaccio, torniamo indietro, forse è quella la montagna, forse questa via, cosa facciamo, ma si proviamo qui, ecc. ecc.”, tutto con una semplicità disarmante.

Peccato.
Potenzialmente poteva essere un gran bel libro anche perchè ammetto che è scritto molto ma molto bene, come dicevo inizialmente.

Raggiunge la sufficienza ma non ne consiglio l’acquisto.


A questa pagina trovate le frasi e gli aforismi del libro di Kilian Jornet, la frontiera invisibile.

Sicuramente consiglio il libro di Pietro Trabucchi, Resisto dunque sono, che trovate recensito a questa pagina.

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