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lunedì 20 gennaio 2014

Recensione libro: Andre Agassi Open la mia storia.

Le frasi del libro: Andre Agassi Open la mia storia.

"Odio il tennis".

Così inizia il libro di Agassi e così prosegue il libro di Agassi.
Non vi dico il finale naturalmente.

Odia il tennis, il suo lavoro.
Odia il suo lavoro come la maggior parte delle persone?
Il rischio è subito pensare ai nostri giorni e al "non sono soddisfatto del mio lavoro".
Ormai quasi un ritornello.
Mancanza di stimoli sono alla base del giovane lavoratore italiano in pieno stile fantozziano.

Difficile oggi essere contenti di alzarsi alla mattina e andare a lavorare e difficile credo fosse anche ieri.
Oggi ci vantiamo di avere aziende 2.0 ma in realtà siamo più ingessati della vecchia F.I.A.T. anni 70.
Anzi, probabilmente no. Quella F.I.A.T. aveva progettato l'automobile a idrogeno già in quegli anni.

Perchè? I motivi sono tanti: stipendio, tipologia del lavoro, soddisfazioni.

Ma meglio parlare del libro. Non roviniamoci la giornata.

400 pagine che si fanno leggere volentieri anche dai non appassionati di tennis.
In realtà di tennis "tecnico" si parla poco e chiunque può leggere questo libro.
Anche chi, il tennis non lo ha mai visto in tv.
Libro che racconta delle difficoltà di un campione dello sport.

Di come sia difficile affrontare una partita importante e di come sia difficile arrivare preparati a questa partita, questo incontro.
Di come il tennis, ed anche altri sport direi io, siano analogie con la vita.

Sono delle metafore che ci ripropongono sotto altra forma i problemi che affrontiamo, le soddisfazioni, le tensioni e le gioie.

Si perchè lo sport è questo, e la difficoltà è nel proseguire dopo la sconfitta.

E nel tennis, nella testa di Agassi, è tutto amplificato.
Perchè, come gli sport singoli, sei tu e l’avversario e nessuno ti può aiutare.
Devi esserti allenato, devi essere pronto.
Non sempre la pioggia di Wimbledon ti può salvare, o in caso stia andando tutto per il verso giusto, ti può rovinare.


Ci spiega come è complicato essere sempre al top quando si avvicina un impegno importante.
Un colloquio di lavoro o una sfida sulla terra rossa del Roland Garros.
Fisicamente che mentalmente, la strada verso una forma ottimale è piena di imprevisti, soprattutto a certi livelli.

Ma ognuno nel suo piccolo può provare le stesse cose. Anche a livello amatoriale viviamo le stesse pressioni, sensazioni simili.
Per questo il libro è bello, perchè lo puoi adattare a te stesso.
Vedere l’avversario in difficoltà, sentire la vittoria vicina per poi invece, ritrovarti a battere i pugni contro un muro.

Nel libro si parla anche delle vicende esterne al lato sportivo, si parla della sua fondazione, di droga, di matrimoni e figli.

Di scelte.

Delle sue scelte, prese.
Delle sue scelte prese in ritardo!
Perchè prendiamo delle decisioni in ritardo?
Perchè scegliamo di non decidere?
Anche in altri libri letti si ripropone sempre la stessa domanda.
Ad esempio nel libro di Armstrong, anche lui vive senza decidere per parte della sua vita rendendosi conto che anche la sua testa ha bisogno di rigenerarsi.
Odia anche lui la bicicletta e il suo lavoro.

E’ forse nella nostra natura lamentarci?
Può darsi.
Ma l’importante è cercare di prendere queste lamentele in modo positivo per migliorarci.

La lamentela fine a ste stessa non porta da nessuna parte.
Lamentarsi e cercare dove si è sbagliato e migliorarsi è invece il modo giusto.

Dicono che insegni di più una sconfitta di una vittoria.

Mai stato facile dico io.

La teoria è sempre diversa dalla pratica ma riuscire a fare anche solo l’1% della teoria è un buon inizio.

A certi livelli, la fortuna, il momento giusto, la scelta corretta fanno la differenza tra diventare qualcuno e rimanere uno sconosciuto.

Tutti siamo portati a farlo.
Ad andare avanti fino a che la strada non finisce o arriva inesorabilmente a un incrocio.
La lettura del libro è piacevole con alcuni spunti di riflessione e inoltre fa rivivere per gli appassionati del genere alcune tra le sue sfide più importanti.

Tra queste anche la sfida con la perdita di capelli.

Inoltre ci fa vedere sotto un altro punto di vista la vita del campione che nel nostro immaginario è sempre in spiaggia a bere dei cocktail e quando è l’ora di giocare si mette le scarpette e scende in campo.

Non è sempre cosi, la sua vita è fatta di duri allenamenti, di pressioni psicologiche da parte dei media, di sofferenza, impegno, passione. Sconfitte.
Cadute, dubbi e certezze.
Questo vale per tutti.. Balotelli escluso?


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